Tempi di mafia. 2004. Il Ministero scrive alla città di Manfredonia e indica la via.
Si è scritto e si è detto nei giorni scorsi che già anni fa c’è stato un episodio di vicinanza di figure politiche a esponenti della criminalità organizzata. Forse è utile tornarci sopra.
Era la fine di Ottobre del 2003. Il sindaco di allora Campo (eletto nel 2000) doveva sostituire un assessore e a Roma gli avevano dato tempi stretti. Il Comune era a rischio di scioglimento. Mi propose l’assessorato alle politiche sociali. Tra le deleghe, il decentramento e la partecipazione. Intorno alle circoscrizioni c’era un’atmosfera avvelenata, ai consiglieri era stato promesso in campagna elettorale il gettone di presenza e finanziamenti per svolgere piccoli interventi. Mi resi conto che le circoscrizioni in vigore erano superate: alti i costi per gli affitti dei locali e per il minimo funzionamento burocratico. Inoltre le nuove tecnologie imponevano nuove scelte per il decentramento amministrativo. Ed ancora a livello elettorale vi erano zone d’ombra e accordi poco chiari tra candidati alle circoscrizioni e quelli al Consiglio comunale. Si iniziò a parlare di altre forme di partecipazione, nuovi organismi… Interpellai il Ministero dell’Interno per chiedere se vi erano le condizioni per modificare quell’impianto, diversificarlo, assegnargli nuovi compiti.
Il 3 marzo del 2004 giunse la risposta: 5 pagine dense, dettagliate, con proposte stimolanti. Firmava, per la direzione centrale per le autonomie, il prefetto Balsamo. Il documento (indirizzato alla città di Manfredonia) mostra una conoscenza approfondita del territorio e dello Statuto del Comune. Conserva grande attualità e dà risposte interessanti al “malessere” della democrazia. Solo un accenno alle circoscrizioni per dire che sono facoltative. Al centro dell’analisi le opportunità offerte da nuove forme di partecipazione popolare. Si sottolinea più volte che si può cambiare, non ci sono limiti all’autonomia e alla partecipazione, purché regolamentate. Si consiglia di superare le attuali formule rigide: l’articolazione amministrativa decentrata può riguardare solo una parte del territorio, in altre, come nei quartieri, si possono pensare modi originali di coinvolgimento del popolo, valorizzando le associazioni esistenti e le aggregazioni spontanee dei cittadini.
In modo insistente e convincente si propongono varie possibilità: Consulte articolate per zone territoriali e ambiti tematici; Forum dei cittadini e delle associazioni per migliorare la comunicazione e l’informazione; Conferenze dei servizi tra enti pubblici, organizzazioni sindacali e di categorie; Consiglio delle donne o Consulte… Tutti organismi che possono esprimere pareri, proposte per l’adozione di atti e per la gestione dei servizi e dei beni (comuni) dell’Ente. Si sollecita l’adozione di Carte dei diritti attinenti a specifici ambiti della vita della comunità. Il documento fa riferimento spesso allo Statuto del Comune e cita integralmente l’art. 35, che prevede commissioni consultive sui servizi pubblici e l’istituzione della “consulta per l’ambiente, che organizza annualmente una conferenza aperta alla partecipazione dei cittadini, enti e associazioni, allo scopo di verificare le condizioni ambientali del territorio”.
Emerge una idea complessa della società civile, dentro non vi è solo il volontariato, ma gli ordini professionali, sindacati, associazioni e categorie economiche… il fine è utilizzare le conoscenze diffuse di molte figure professionali (medici e pediatri, architetti, educatori, parroci, operatori economici…) per programmare e valutare gli interventi nel territorio. L’idea che se ne ricava è che attraverso queste forme si possono controllare i gruppi di potere, i clan, la cultura mafiosa, stimolare il dibattito e le critiche.
In quell’anno partimmo con forum dei giovani, consulta delle donne, città per la vita, convegno annuale sull’infanzia e poi l’ampia consultazione per il Piano sociale di zona che coinvolse centinaia di cittadini. Alcune cose funzionarono, altre meno… ma ci fu una grande partecipazione. La proposta di abolire le circoscrizioni e creare nuovi organismi (da studiare insieme) fu ostacolata e rifiutata dai partiti. Si parlò di scippo, di “sottrazione ai cittadini di uno strumento democratico” e di altro. Si votò nel 2005, il Comune spese oltre 100 mila euro per le elezioni e poi nel 2007 i consigli circoscrizionali sotto i 100 mila abitanti furono aboliti. Nel 2009 si approvarono i Coordinamenti di quartiere, che rimasero sulla carta.
Oggi si dice che la mafia si nutre di silenzio, si invita a parlare, a denunciare… Le proposte contenute in quella risposta, indirizzata ad una città che attraversava un momento difficile, possono costituire un buon orientamento, per creare il tessuto connettivo dove possano trovare attenzione e cura parole e atti di legalità.