PD (Bordo) chiama, 5 stelle (Troiano) risponde. Nulla di nuovo sotto il sole

POLITICA LOCALE

Non si fa in tempo a formare il governo… prima ancora del giuramento e della fiducia… Ed ecco che si ripropone nelle periferie lo stesso schema.

Bordo dichiara: “Bisogna realizzare gli impegni concordati con un’ambiziosa prospettiva anche nei territori. Sarebbe incomprensibile per i cittadini se condividessimo il governo nazionale e continuassimo a contrapporci duramente a livello locale… anche a Manfredonia saremo chiamati, a partire dai parlamentari, ad affrontare una seria discussione sulla prospettiva del governo locale”. Risponde la Troiano, fiduciosa che “il nuovo governo allontanerà “il populismo pericoloso per la convivenza civile… A Manfredonia ha fallito un’intera classe politica e ogni ipotesi di dialogo… non può prescindere dal suo profondo rinnovamento” (Periodico Manfredonia news)

Ci sono stati due momenti elettorali. Il 4 marzo 2018. Il Pd cancellato nel Sud. A Manfredonia poco più di 4000 voti. Bordo è stato eletto perché capolista, come tutti i deputati del Pd nel Sud. Il 23 maggio del 2019, elezioni europee: vota solo il 38% degli aventi diritto. Metà dell’elettorato non vota né Lega e né 5 stelle, nè altri. A distanza di un anno e mezzo dal 4 marzo 2018 il PD resta con il fallimento di allora e il “movimento” 5 Stelle, che aveva vinto tutto, mostra la sua inconsistenza.

E’ un bene che Bordo riscopra le sue responsabilità. Ma dopo anni di silenzio è questa la maniera di ricominciare? C’è la politica certo, ma c’è la società, la comunità, le persone… Due comuni vicini sciolti per mafia, e si attende il pronunciamento per Manfredonia. Qualsiasi verdetto non cancella la convinzione che la città sia attraversata da rivoli sotterranei di criminalità e illegalità, e che nella vita democratica c’è fastidio e ostilità per la critica, il dibattito, l’idea e il valore essenziale dell’alternanza. Il silenzio del Pd su questi ultimi anni (il dissesto, le scelte amministrative, le vicende dell’Asi, le nomine, le cooptazioni…) è incomprensibile.

Questo territorio ha bisogno di rispetto, chiarezza, trasparenza. E il primo impegno deve essere quello di ristabilire un confronto, il dialogo con la città, provare a ricostruire il PD e provare a essere per una sola volta sinceri. Ma il problema vero è che non ci sono idee per il governo dei territori e del Sud. Non ci sono proposte. Non basta l’Europa, per una sinistra passata dall’antiberlusconismo all’antisalvinismo.

Quello che contraddistingueva i governi del Novecento era la pratica consociativa. I comunisti non potevano andare al governo ma occorreva tenerli buoni. In tempi di guerra fredda l’alternanza non si poteva esprimere ed ecco spuntare la cogestione legislativa. Si moltiplicavano le mediazioni, la cultura degli emendamenti… si accontentava l’opposizione, che votava contro ma senza amplificare lo scontro. Allora si era costretti. Il problema grave è quando questo metodo passò dal centro alla periferia, e anche la gestione dei governi locali fu condizionata dalle logiche del centralismo partitico.

I nuovi spazi dell’autonomia regionale, della Riforma sanitaria, della Rai… sono rapidamente invasi dai partiti. Si viene a gratificare il ceto politico marginale e al tempo stesso se ne accentua la mediocrità e la dipendenza. Un sistema che si è riprodotto fino ai consigli di quartiere. Il fenomeno era attutito per il fatto che i partiti erano “pieni e vivi”, ma ha provocato guasti enormi. La Rai con la riforma passa dal governo al Parlamento, in nome del pluralismo. Invece è solo lottizzazione. “Un telegiornale a me e uno a te“. Una storia che continua: lottizzazione e clientelismo, fedeltà al potente di turno, appartenenza a una corrente, candidati imposti. Qualcosa che si vede pure in questi giorni con i giornalisti “messi” dalla Lega rimasti senza protezione.

La quantità di qualunquismo che questa maniera di governare inietta nel paese è enorme. L’alternanza è necessaria come l’aria che respiriamo e la dialettica democratica nei territori deve essere davvero libera per stimolare davvero la partecipazione di molti. “Una democrazia senza logos e senza pluralismo capillare non ha avvenire di fronte a sé” (Aldo Moro).

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