Greta l’autistica e gli adolescenti (inquieti e fastidiosi) possono salvare il mondo.
Dopo la manifestazione degli studenti per il futuro del pianeta, Greta è guardata con sospetto. E per fortuna non ha ricevuto il Nobel!
Alcuni commenti esprimono preoccupazione perché, intorno al movimento della ragazza svedese, si affacciano considerazioni che spingono sulla decrescita, sulla necessità di bloccare subito le fonti fossili, insomma su scelte che mettono in discussione sviluppo e produttività. La sostenibilità ambientale piace a tutti (o quasi), ma il confronto (e lo scontro) si apre sui tempi di attuazione dei cambiamenti. Gli slogan dei ragazzi, in verità, appaiono semplici e nell’ottica di coniugare i tempi politici generali con scelte quotidiane e stili di vita nel segno della sobrietà. Insomma che ognuno faccia qualcosa. Ricordo un vecchio articolo degli anni Novanta in cui riportavo che in Finlandia i bambini di una scuola mettevano un mattone nella vasca del water. Quel mattone permetteva di risparmiare un litro di acqua ogni volta che veniva scaricata la vasca. Mi ha meravigliato molto che questo esempio veniva dai paesi scandinavi, dove di acqua ce n’è in abbondanza. Piccole cose. Come quelle proposte dagli studenti di una scuola di Bari: eliminazione della macchina che distribuisce acqua e bibite e richiesta di rastrelliere per bici e monopattini.
A Manfredonia alcuni anni fa funzionari dell’Azienda raccolta rifiuti incontrarono singole scolaresche delle scuole elementari per sensibilizzarle alla raccolta differenziata; quelle conversazioni erano così efficaci che poi furono sospese. Alcuni genitori, infatti, protestarono con il direttore didattico per il fatto che i bambini in casa erano assillanti e insistenti. Insomma erano “caricati” troppo. Proprio così. I bambini sono i maggiori diffusori di buone pratiche nelle famiglie, quando ne sono convinti. Ho visto recentemente un genitore spegnere velocemente la sigaretta terrorizzato dalla possibilità che il figlio di circa sette anni potesse vederlo fumare: “se mi scopre ho perso pace e tranquillità”.
Non sono i ragazzi che devono trovare soluzioni. Essi devono tenere vivo il problema. Sono altri che devono studiare le forme giuste per intervenire. Greta e molti adolescenti non sono accomodanti, è vero. Ma non irragionevoli. Greta non nasconde di non voler mediare, e invoca a sostegno la sua malattia. “Per quelli che, come me, ricadono nello spettro autistico le cose sono sempre o bianche o nere. Non siamo molto bravi a mentire… Penso che, da molti punti di vista, noi autistici siamo quelli normali, e che quelli strani siete voi”. Per cui sul problema del clima non ci sono mezze misure, non esistono zone grigie. “Se le emissioni devono essere fermate, dobbiamo fermarle, per me questo è bianco o nero”. Perciò Greta non augura serenità, tranquillità, ma auspica che le persone abbiano paura, panico persino. Una paura speciale per il mondo, una sollecitudine che spinge a uscire di casa, a mettersi insieme, ad agire come se “la nostra casa fosse in fiamme”. Questo il titolo di un suo libro scritto insieme al resto della sua famiglia.
Gli adolescenti sono sempre al centro dell’attenzione. E tutte le cose che fanno (nel male e per fortuna anche nel bene) sono amplificate. Come Simone che affronta i fascisti di Casa Pound, Rami che lancia l’allarme per il bus dirottato: diventano eroi perché compiono azioni normali che gli adulti non riescono a fare.
Sono misteriosi e inafferrabili, difficili da definire, difficili da “gestire”. Probabilmente è per questo che, tra i docenti, quelli della scuola media sono maggiormente in crisi e più desiderosi ad andare in pensione. Gli adolescenti cambiano, mentre il mondo cambia, e vivranno in un mondo radicalmente diverso da quello presente. Essi però sono disponibili a partecipare, ad essere coinvolti, ma per fare, sperimentare cose positive. Si annoiano a parlare di sostenibilità e difesa del pianeta, amano azioni concrete, desiderano vedere i risultati. E vogliono capire come sarà il futuro, il loro futuro.