Nuove vie della seta e nuove grandi opportunità. Ma i porti del Sud non ci sono.

CULTURA

La miope politica italiana non riesce a trasformare la vocazione mercantile in un processo di sviluppo strategico. In tutto il mondo il 90% dei traffici avviene sul mare, meno che per noi. Ci fanno concorrenza i porti dell’Europa settentrionale!

La Cina è vicina” è il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1967. Era lontana allora, oggi invece approda nel Mediterraneo e il mare nostrum è visto da Pechino quale sbocco occidentale di nuove rotte commerciali, nell’ambito di una strategia mondiale che vede tre continenti  (Asia – Africa – Europa) in una rete di relazioni.  Il Mediterraneo torna ad avere un posto centrale e ci sono nuove opportunità e nuovi investimenti. Già oggi le merci che attraversano il canale di Suez sono più che raddoppiate rispetto al 2001. Il Pireo è il perno più importante dei flussi commerciali della “nuova via della seta“, e  nei progetti di Pechino il porto greco dovrà essere collegato per via ferroviaria attraverso i Balcani all’Europa centrale.

Il governo cinese ha promesso che investirà nei porti di TriesteGenova. “I porti del Mezzogiorno non rientrano ora nei piani della Cina, che in passato aveva cercato – senza riuscirci – di puntare su Taranto e Gioia Tauro. Eppure sul piano geografico, gli scali del Sud Italia sarebbero convenienti, in quanto non obbligherebbero le navi in transito a raggiungere il Nord dell’Adriatico e del Tirreno e poi fare dietrofront. Il problema è che le infrastrutture e la rete ferroviaria del Meridione sono carenti. ” (Limes).

In Italia manca una percezione reale dell’importanza dell’economia marittima. Per anni il comparto non è stato percepito come settore industriale e produttivo. Eppure è indubbio che il futuro è legato al mare, e che la ripresa economica, in un paese con 8.000 chilometri di costa, debba partire dal rilancio marittimo. La riforma positiva del governo Renzi – Delrio sulla portualità e la logistica colma un vuoto, ma è solo l’inizio.

Al Nord c’è consapevolezza e si muovono.  A Venezia è in fase di progettazione una piattaforma per ovviare a fondali molto bassi. Dal 2017 è in funzione in provincia di Pavia un polo logistico con treni che possono arrivare dalla Cina e possono ripartire con prodotti italiani. Le nuove vie della seta, infatti, non riguardano solo flussi commerciali dalla Cina, ma aprono nuove possibilità di scambi e cooperazione per esportare tecnologie verdi, prodotti sanitari, manufatti legati all’aviazione, tecnologie agricole.

Il Mediterraneo è stato sempre considerato come un ecosistema di flora, fauna, clima, paesaggio umano, luogo delle grandi civiltà e delle grandi religioni monoteiste, oggi invece si afferma la “mediterraneofobia“. In Europa domina la paura e il Mediterraneo diviene argine e protezione da chi minaccia la nostra identità. Purtroppo quello che muove gli individui (ed elettori) sono questi sentimenti, e l’equazione migranti uguali a invasori e terroristi è difficile da cancellare. L’Italia conta in Europa solo se porta la sua responsabilità mediterranea: contribuendo alla stabilità e allo sviluppo dell’Africa.

Manfredonia di porti ne ha diversi. Quello industriale o commerciale (con collegamenti stradali e ferroviari) porta il marchio Anic – Enichem. E su di esso pesa questo peccato d’origine, è stato penalizzato, abbandonato, distrutto. All’interno pascolano greggi di pecore. Nei pressi è stato costruito un nuovo quartiere (Calle del porto). Dove c’erano sale e luoghi confortevoli, ora solo devastazione. Per fortuna una piccola parte è utilizzata dai Vigili del fuoco.

La Cina getta l’ancora nel Mediterraneo, in tutto il mondo avvengono trasformazioni socioeconomiche e geopolitiche sconvolgenti  e noi non ce ne accorgiamo, ed il mare è visto solo come vacanze estive, bagnanti e turismo.

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