La Capitanata “triste” e matrigna. Ma quanto dista Foggia da Pescara?
Ho viaggiato in autobus per un lungo tratto con due giovani di Pescara, laureandi in lingue (scuola di interpreti). Parlavano con piacere del ritorno, una buona immagine della loro città, per quello che offriva e permetteva… Interveniva anche una signora con due figli: studiavano fuori ma intrattenevano relazioni positive con Pescara e pensavano di ritornare. Parlavano di lavoro per l’estate ed anche di futuro… Scesero a Pescara e per strane circostanze, frequenti quando si viaggia, salirono sull’autobus tre giovani della provincia foggiana, neolaureati a Chieti. Si inizia a parlare delle possibilità di sviluppo, dei ritardi del Sud e di un articolo che essi leggevano sullo smartphone (Lettere meridiane), con i dati sull’occupazione della provincia di Foggia.
Un quadro fosco, buio. “Un disastro, dati impietosi, che non lasciano spazio a nessuna speranza”. Invecchiamento, rallentamento demografico, riduzione della popolazione maschile, disoccupazione giovanile senza precedenti. Nessun chiaroscuro. Il bicchiere completamente vuoto. I dati non mostrano il divario con l’Italia e con il Nord. Questo sarebbe scontato. Ma con il Sud. La popolazione occupata dai 24 ai 34 anni è di 8 punti in meno rispetto al resto della Regione Puglia (di 10 in meno rispetto a Bari) e di 23 in meno alla media nazionale. Una deriva, uno smottamento precipitato negli ultimi anni.
Il curatore di Lettere meridiane, Geppe Inserra, lancia un allarme: “Siamo nel dramma. Sono necessarie misure straordinarie”.
Che fare della Capitanata? Sulla rivista il Mulino è stato recentemente pubblicato un numero unico: “Viaggio in Italia”. Il prof. Saverio Russo scrive un breve saggio su “Foggia e il Tavoliere“. L’ho incontrato un mese fa e mi ha detto che le sue analisi erano superate dagli eventi: la criminalità e i risultati elettorali lo testimoniavano. Russo presenta vari aspetti critici: I Monti dauni e i paesi che si spopolano, il Tavoliere con una densità tra le più basse d’Italia, i processi economici decisi altrove e poi la criminalità, i campanilismi (la velleitaria istituzione di un’autorità portuale autonoma a Manfredonia!)
Può costituire questo contributo un punto di partenza da cui ricavare un minimo di agenda politica? Per Russo occorre ripartire dai servizi logistici, le vie di comunicazione, il porto alti fondali, la commercializzazione dei prodotti e sempre la legalità, sempre il ruolo delle classi dirigenti.
Partiamo da un paio di domande. La Capitanata: che cosa sa fare? A chi e a che cosa serve? Fare vuol dire realizzare qualcosa che ha valore (Giunta – Rossi). A produrre valore contribuiscono le imprese, l’apparato pubblico, le organizzazioni dei produttori, le associazioni di categoria, le scuole e gli enti culturali…
Oggi le nuove tecnologie, l’automazione che ne deriva, l’intelligenza artificiale… cambiano il mondo, il lavoro, l’economia. E rendono tutto più complesso. Fare un discorso sullo sviluppo vuol dire ragionare sulla cultura delle imprese, la gestione dei beni culturali, la capacità di accettare nuove sfide intellettuali e imprenditoriali. Vuol dire soprattutto ragionare su una comunità “competente e responsabile” capace di assecondare questo processo. Forse è troppo tardi. Intanto i giovani sono andati via, e all’invito di Inserra si risponderà che manca l’aeroporto… che le colpe sono tutte della Regione… dello Stato.