La povertà più grande? La mancanza di futuro. E il rancore entra in cabina elettorale.
Questa non è una sconfitta elettorale. E’ un nuovo popolo in marcia trionfale che elegge nuovi capi. Molto peggio del Referendum dove Renzi (da solo) prese il 40%. Non c’è analisi da fare e l’autocritica è solo un esercizio letterario.
Per il Partito Democratico, in Puglia e Capitanata, le percentuali più basse d’Italia. A Manfredonia, la “roccaforte”, il candidato “Cinque stelle” prende quasi il 50%, Bordo, presidente nello scorso Parlamento della commissione europea, intorno al 15%. Ci sono stati errori, cose che si dovevano gestire diversamente…
Eppure se si fosse letto il rapporto Censis 2017! Sfiduciati, impauriti, rancorosi… così sono ritratti gli italiani. Una bomba sociale pronta ad esplodere, e lo ha fatto in cabina elettorale. Il rancore, sfruttato da leghisti e grillini, è attivo da molti anni, si muove a livello sotterraneo, incardinato in un ceto medio arrabbiato. Un paese che, osservato con le fredde lenti dei dati economici e statistici, cresce in certi settori più della Germania, con le famiglie che conservano 4.000 miliardi di risparmi complessivi (una volta e mezzo il debito pubblico). Il racconto economico, però, non fa breccia, i numeri non penetrano cuori e menti. Quei dati positivi, il Paese (specie al Sud) non riesce a vederli. Nelle cifre snocciolate in continuazione da Renzi e Gentiloni c’era monotonia e distanza e si avvertiva la necessità di altre parole. Il Paese sente il terreno scivoloso sotto i piedi, teme il futuro, è paralizzato dalla paura del declassamento sociale e dall’ascensore sociale bloccato. Sono questi i sentimenti di 7 cittadini su 10. La sfiducia nella classe politica coinvolge 8 su 10, anche la democrazia (per 6 su 10) non funziona bene. “Prendeteli pure con le pinze, questi numeri, queste percezioni, ma siate consapevoli che sono loro, non i dati Istat, che entreranno con voi in cabina elettorale… Saranno sfiducia, paura, rabbia e rancore a orientare le scelte politiche dei prossimi 5 anni. Questo è quel che ci aspetta, perché questo è quel che siamo“(Linkiesta 2 dicembre 2017).
Per stabilire un contatto con questo popolo amareggiato e frustrato ci voleva da parte dei candidati vicinanza, ascolto ed anche gesti semplici, concreti. Come l’autoriduzione degli stipendi; si è deriso l’iniziativa dei Pentastellati ed enfatizzato lo scandalo di quelli che non hanno rimborsato. Quelle accuse sono state un boomerang e l’azione tempestiva di espellerli ha valorizzato ancor più quel piccolo gesto. I voti si conquistano nei territori, là dove si amministra bene è più facile mantenere il consenso; ed è vero il contrario, come a Roma e Torino, dove le difficoltà amministrative hanno aperto qualche crepa sui risultati del movimento “Cinque stelle”. O come a Manfredonia, dove la “fragilità” del candidato e dell’Amministrazione Comunale, sommandosi, hanno rafforzato (e di molto) un risultato già tendenzialmente negativo per il PD. Che strano! Dopo tre legislature, Bordo si presenta per la prima volta ai suoi elettori. Un tonfo. Tasso (nonostante il dileggio e le accuse di Bordo) un trionfo. C’è solo una lunga onda di protesta? O c’è anche altro?