“Non abbiamo nulla da chiedere, vorremmo solo un governo di cui andare orgogliosi”.
Domenica mattina: una piccola spontanea discussione davanti a un’edicola di Manfredonia. C’è chi dice di non andare a votare (“troppa confusione, tutti gridano e promettono”), chi pensa solo alla legge Fornero e alla pensione (e quindi viva la Lega o cinque stelle), chi vede immigrati ovunque (“qua diventiamo tutti musulmani”). C’è il voto interessato: il Reddito di cittadinanza (“lo hanno promesso, è di 800 euro e noi a casa siamo in quattro!”). Nessuno sembra indeciso o ha voglia di entrare in discussione. Si capisce che la scelta è stata presa da tempo. Si vota senza passione in una campagna elettorale dove ci sono solo freddi annunci di cose da fare.
All’estero è diverso, c’è altro. Non c’è nessuno che ti sollecita: per votare devi fare la richiesta, farti inviare la scheda… E il voto ha un peso, anche emotivo.
Patrizia. “Non ho seguito bene le vicende italiane. Posso guardare questo o quel programma, ma non ha senso… Non dicono la verità. Credo che non voterò. Votare significa seguire un percorso, che viene da lontano. E io non l’ho potuto fare, non ci sono riuscita. Per noi, all’estero, vivere è più impegnativo, i problemi giornalieri sono tanti: i figli a scuola, organizzare i tempi di vita e di lavoro, niente è scontato e questo assorbe molte energie. La quotidianità ha un valore politico, e di solito è la quotidianità che permette di valutare le proposte di un partito…”
Andrea, invece, è in contatto con la sua città, anche per motivi di lavoro. Ha discusso vivacemente con alcuni amici orientati verso 5 stelle, “esprimono posizioni che risentono della politica locale. Ora è arrivata la scheda e devo scegliere… quasi quasi mi auguravo che non arrivasse in tempo. Credo che voterò PD, perché qui è candidata una persona preparata, che conosco. Il candidato è importante. Tu affidi a lui le tue idee, le cose in cui credi, quello che vorresti fosse l’Italia… aperta, coraggiosa e non in preda a paranoie e paure”.
A Londra o a Berlino sono le politiche europee e migratorie che fanno la differenza. Ci si sente italiani ed europei, e l’Europa è un processo in atto, una costruzione continua. I barconi che non vengono soccorsi sono visti con sofferenza. E Minniti non è molto amato.
Michela. “Sono indecisa tra LeU e una lista collegata al PD. Ieri sera ci siamo casualmente ritrovati al pub, eravamo un bel numero, anche di altri paesi. Vi era un’amica che avrebbe voluto votare ‘W la fisica’. C’è fastidio per il voto utile o per il meno peggio. Ma in Italia nessuno si ribella al fatto che non ci sono confronti diretti?”
Fabio: “Noi non abbiamo nulla da chiedere. Anche se molti di noi stanno fuori da diversi anni, non votare è sempre una scelta che pesa. Vorremmo un’Italia in prima fila nella difesa dei diritti, dell’ambiente, nella ricerca. Un governo di cui andare fieri e orgogliosi”.