Il carnevale “perduto” e quella insopprimibile voglia di comunità.

CULTURA

Molti anni fa il presidente della festa patronale scrisse agli emigrati all’estero sulla festa che si preparava, con la richiesta di un contributo. Breve la risposta di una donna di 50 anni, che inviò 10 dollari: nata in America, non era mai stata a Manfredonia, ma il padre (partito bambino agli inizi del Novecento) sempre parlava della festa della Madonna di Siponto. Un missionario scalabriniano raccontava che a Toronto (Canada) si celebrano tante feste patronali; ogni comunità, anche di poche persone, ha la propria, quella del paese di origine. E’ nostalgia, sentimento di una storia che continua, una identità che riaffiora.

Le feste di un tempo “davano molto”, si avvertiva lo spirito della comunità, di un popolo con un comune senso di appartenenza, erano desiderate e attese, con le piazze e le strade che aggregavano e riunivano le persone, che insieme scoprivano che vivere significa divenire più umani.

Le feste si sono moltiplicate e sono cambiate le modalità; le città sembrano un grande palcoscenico e l’organizzazione di eventi è divenuta un elemento importante nel governo di una città. Cultura dell’effimero e inevitabile declino dello spirito di un tempo? Può non essere così, se si opera innestando negli eventi la partecipazione collettiva, la cooperazione, la gratuità. Sono gli abitanti che danno senso a un fatto o a una tradizione antica, lo rendono vivo e se ne prendono cura. Il Carnevale, la festa patronale, nonostante i tanti eventi, “restano” e hanno valore… Forse per una voglia insopprimibile di comunità.

Il Carnevale. Gli studiosi dicevano che era la festa delle società chiuse, gerarchiche, e che con la liberalizzazione dei costumi non avrebbe avuto più molto senso. Non è stato così, eppure il Carnevale è in pericolo, più soggetto a perdersi, a svuotarsi. Era un tempo quello de “a puppete“… capovolgimento, risata nei confronti del potere, follia, liberazione. Molti anni fa gli studenti del Liceo scientifico prepararono un gruppo vivace e con trovate imprevedibili, una presentazione ironica, divertente, in versi… Dal palco della giuria lo speaker iniziò a leggere, poi si interruppe subito: “Oh, ma questo è uno scherzo, non è una presentazione seria”. Si ride poco o per niente, le sfilate somigliano più a cortei in costume, le presentazioni sembrano quelle del congresso della Fao o dell’assemblea generale dell’ONU… Una rassegna dei mali del mondo.

Il Carnevale ha senso se ci dà un rovesciamento delle cose, se si volge a guardare il mondo vicino e lontano con ironia. Vogliamo sbilanciarci con qualche esempio? La satira delle mode cittadine: crisi economica e pizzerie piene, le tribù dei camminatori, over 65 alla ricerca della  gioventù perduta…Temi sociali e politici trattati con allegria: il presidente della Regione che combatte con Xilella e Ilva, Energas e la squadra di calcio, le finanze pubbliche e la corte dei conti, il trio degli “angeli dalla faccia sporca” ancora al comando (e altri di riserva)…

 

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn