Campano d’aria, di luce e di sole. E salvano il mondo.
All’epoca della Rivoluzione culturale cinese, un gruppo di studenti è inviato in un’area della Cina per partecipare al grande piano di disboscamento delle foreste millenarie. Abbattere gli alberi inutili e sostituirli con quelli utili. Con il libretto rosso di Mao in tasca, si muovono entusiasti per la grande trasformazione. Ma la natura si mostra indocile, la millenaria saggezza delle foreste incrina l’entusiasmo di molti giovani. Lao Xiao (il Grumo), boscaiolo, dalla forza prodigiosa, si addolora e soffre per gli alberi abbattuti e le risorse vitali della foresta cancellate per sempre. Ha una conoscenza intuitiva, primitiva che si scontra non con la scienza, ma con la stupidità. Non riesce a salvare nemmeno l’albero più grande e più bello; mentre tutta la foresta brucia, le forze lo abbandonano e muore. “Il re degli alberi” è un libro dello scrittore cinese Acheng.
Negli alberi si custodisce un grande patrimonio di saggezza. Vi sono analogie profonde tra i meccanismi mentali degli uomini e quelli evolutivi dei sistemi viventi. Gli alberi (struttura, strategie di crescita, rapporti con lo spazio, sviluppo dei cicli vitali, riproduzione) possono dirci molto. Sono gli unici esseri viventi che riescono a nutrirsi senza farlo a spese di altri esseri viventi. Campano di aria, di luce e di sole. Sono essi che utilizzano la luce e il calore del sole, per creare strutture ordinate e risorse energetiche, rendendo così possibili le catene alimentari e la vita sulla terra. Gli alberi resistono e reagiscono. Sono resilienti, come si dice oggi. Sono capaci di superare traumi e distruzioni, attingendo a risorse profonde nascoste nelle radici. Custodiscono la propria casa e difendono lo spazio dalla desertificazione e dalle alluvioni. Hanno memoria (gli anelli di accrescimento visibili nella sezione del tronco lo testimoniano). E quando lo spazio aereo è occupato, sanno aspettare, anche per lunghi anni. Non sono competitivi, e molti sono gli esempi di mutualismo e simbiosi con altre piante e animali. Si riproducono e affidano i loro figli al mondo, all’aria, all’acqua, i semi si attaccano al pelo di animali, si fanno mangiare ma non digerire. Se emergesse un’isola vulcanica lontana dalla terra, prima o poi nasce un’erba, il cui seme è arrivato non si sa come e non si sa da dove.
Venerdì 6 ottobre a Perugia nella rassegna “Umbria libri” sarà presentato il libro di Marco Paci: “Le radici del pensiero. Alla scoperta di una sorprendente intelligenza biologica”.
Con l’autore (docente all’Università di Firenze) discuterò di boschi, di foreste e di altro. Il libro è rigorosamente scientifico, contiene informazioni sulla vita e l’esistenza degli alberi, ma estende l’attenzione al mondo umano, alle nostre scelte e ai nostri comportamenti. Dagli alberi proviene un sapere biologico orientato a sobrietà, discrezione, essenzialità, convivenza, mutualismo, cura dello spazio.
Ho letto il libro durante l’estate scorsa, con i Canadair che volavano sopra la mia testa per caricare acqua e spegnere i tanti incendi. E’ stata bruciata anche quel poco di macchia mediterranea che vi era lungo la strada per Foggia o verso la Montagna. Ma l’estate scorsa è stata importante per i boschi del Gargano. L’8 luglio è arrivato il riconoscimento dell’Unesco a due faggete della Foresta Umbra (447 ettari), che hanno una caratteristica unica in Europa: raggiungono una grande longevità (300 anni) e altezza (45 m) a quote basse.
Un libro divulgativo o forse è meglio dire formativo (recupero di un rapporto con il mondo pieno di stupore e curiosità). Dovrebbero leggerlo quei genitori che hanno chiesto di togliere gli alberi dal cortile della scuola materna, o rivestirli di gomma o comunque di non portare i bambini a giocare all’aperto.