E la luna sta a guardare… le coste, le mafie e le zone grigie.
Guarda che luna, noto ristorante sulla costa del Golfo, è sotto sequestro. Il problema è sempre lo stesso: strutture costruite per durare e non per essere rimosse a fine stagione. Se ne è parlato spesso di quel locale e ora alcuni sottolineano la tempistica del provvedimento, con il gruppo Romito in difficoltà. Non è così, ma è così che qui si ragiona. Un’estate turbolenta sulla costa, molti stabilimenti balneari hanno dovuto abbattere e ricostruire, mentre i lidi dell’aeronautica militare e dell’esercito non solo non sono amovibili, ma prima dell’estate completavano strutture in muratura. Di queste cose si parla in giro, nei luoghi informali, e se ne parla anche a scuola. Un docente raccontava quanto è difficile affrontare certe tematiche di educazione civica tra i giovani, i quali portano l’attenzione sempre sulla situazione locale e arrivano alla conclusione che le norme non sono uguali per tutti, e ognuno fa quel che vuole. Una visione torbida che si proietta su molti aspetti della vita cittadina e che riguarda anche la mafia.
Nel recente Consiglio comunale di Manfredonia sulla istituzione della DDA si è cercato di definire chi è mafioso e chi non lo è. Il gruppo 5 stelle parla di comportamenti illegali e/o mafiosi: parcheggiatori in seconda fila o sullo spazio per i disabili, l’amico del cassiere che non fa la fila, i rifiuti abbandonati, i cani… parla anche di frequentazioni ambigue, di diritti che dipendono da amicizie e favori… Infine afferma che ci stiamo abituando “a ritenere normali le infiltrazioni malavitose nelle istituzioni, negli Enti pubblici e negli appalti”. Insomma si mettono insieme cose diverse, ed è facile annunciarle e denunciarle, più difficile è distinguere e dire come intervenire e su cosa intervenire.
Nello stesso Consiglio il Sindaco ha detto che la mafia è uno stile di vita. Chi “sta dentro” dà agli altri del mafioso, senza rendersene conto. E’ mafioso comprare da un abusivo, chiedere la raccomandazione a un politico, avere atteggiamenti provocatori, dileggiare un altro… Siamo, quindi, tutti (o quasi) mafiosi? Emerge nel discorso del Sindaco una separazione: da un lato la mafia racket, mafia estorsione, mafia stupefacenti con cui lo Stato è in guerra, e poi la necessità di condurre una battaglia civile e culturale nel Paese, e nelle scuole innanzitutto, dove si fa formazione.
Ma “battaglia culturale” significa affermare diritti, giustizia, regole uguali per tutti… affrontare il disagio giovanile e la dipendenza, l’emarginazione. Significa intervenire su un’ampia zona grigia, contigua alla mafia. Una associazione mafiosa è tale perché crea un tessuto connettivo che invischia professionisti, imprenditori, uomini delle istituzioni… Nessun patto esplicito, nessun giuramento dichiarato, ma legami taciti, vicinanze… che poi scivolano nella complicità. E’ importante affermare che “siamo noi cittadini i garanti dei nostri territori” e che “lo Stato siamo noi“, ma altrettanto importante è sottolineare che la responsabilità di chi governa, dirige, amministra i beni pubblici (tra questi la fiducia) è molto superiore a quella del singolo cittadino.
E’ la zona grigia il problema. Durante la Rivoluzione francese si chiamava “palude”, ed era di chi si orientava secondo interessi e convenienze. Ci sono molte sfumature di grigio. C’è un sottobosco di corruzione, clientelismi, silenzi, pigrizia, opportunismi… ma non credo che la mafia sia quotidiana e ovunque, costume diffuso, segno distintivo di una comunità.
Infine una domanda: se è mafioso il cittadino che chiede la raccomandazione a un politico, non lo è ancor più il politico che fa il favore, magari in cambio del voto?