Antimafia. Il magistrato parla di scuola e tempo pieno. I consiglieri comunali di altro.

CULTURA

Non serve la maxi presenza delle forze dell’ordine. Servono invece investigatori preparati e organici strutturati e definiti. Non servono i contributi dati alle associazioni antimafia. Servono invece istruzione, cultura e scuola. In particolare il tempio pieno. Questo ha detto il magistrato Nicola Gratteri, uno dei maggiori esperti di mafia. Lo ha detto a Manfredonia (premio Re Manfredi).

Nelle discussioni di questi giorni si è posto l’accento (giustamente) sulla repressione,  sulle forze dell’ordine, l’aumento degli organici ad ogni livello; si è sottolineato in modo notarile quello che devono fare altri, lo Stato in primo luogo. Pochi hanno guardato dentro questo tessuto sociale e si sono chiesti che cosa possono e devono fare Amministrazioni e istituzioni locali, la popolazione, la cosiddetta società civile; forse nemmeno si riesce a immaginare che qualcosa si deve fare dal basso.

Così oggi l’unica proposta che si sente in giro è la preparazione alla giornata delle vittime della mafia (21 marzo 2018 a Foggia). Mancano sei mesi! E don Ciotti ha detto  che la mafia si combatte quotidianamente, per 365 giorni l’anno. La legalità, la vigilanza democratica non sopportano altalene emotive di impegno e disimpegno. Oppure la delega. “Minniti pensaci tu!”.

Nicola Gratteri ha sottolineato due cose: qualità dell’investigazione e il tempo pieno a scuola. Tempo pieno significa che i ragazzi stanno più tempo a scuola, per essere seguiti, recuperare ritardi, impegnarsi in altre attività, aprirsi ad altri interessi. Il tempo pieno è importante per quegli alunni che hanno problematiche familiari difficili, quelli che non hanno le famiglie dietro che possano seguirli. E che se non vengono aiutati abbandonano e si disperdono. Gli alunni che si fermano, durante e dopo la scuola media, costituiscono un grave fattore di emarginazione e povertà per le generazioni future. Spesso coloro che non completano il percorso dell’obbligo fanno esperienze di lavoro precario, si formano precocemente una famiglia… Pensare a questa fascia significa riparare un pezzo di mondo!

Le mafie sono fenomeni complessi. E’ importante, dice Gratteri in un suo libro (L’inganno della mafia), far capire il valore dell’istruzione e delle competenze e come attraverso la cultura passa il riscatto sociale. Non ci si può limitare a proiettare qualche film sulla mafia e a progetti estemporanei. Non si tratta di aggiungere altri compiti alla scuola, ma fare con cura quello che si fa già: creare un contesto di rispetto, di buone maniere, di diritti, di rifiuto della raccomandazione. E le famiglie spesso non collaborano, convinte che si vada avanti solo per favoritismi.

Vari Consigli comunali hanno approvato ordini del giorno sulla istituzione della DDA. A Manfredonia, un consiglio monotematico. Una buona occasione per approfondire la questione, allargare il cerchio delle argomentazioni, parlare della scuola, degli adolescenti, del lavoro, di quello che questa comunità può fare… Invece tutti a fare discorsi da “statisti”, a dire la ricetta giusta per risolvere il problema (che lo Stato deve risolvere).

Per gli adolescenti che abbandonano (e sono in aumento) è necessaria un’offerta educativa che comprenda istruzione, ma anche apprendistato, partecipazione alla vita della comunità. Un percorso che viene da lontano, con tante esperienze in vari angoli d’Italia e del Sud, che hanno visto maestre e maestri, oratori, dopolavoro impegnati nel dopoguerra e negli anni successivi in un lavoro di sostegno, di percorsi di dignità. Esperienze importanti, anche oggi in questo territorio, nel recupero scolastico, e non solo.

Invece silenzio. In chiusura l”intervento di Cinque Stelle e poi del Sindaco. Si sono inerpicati su un terreno impervio, cercando di stabilire chi è mafioso e chi no, ed hanno dimenticato qualcosa.

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