Prima ti racconto il Sud mafioso, e poi lo faccio sparire dalla scena

CULTURA

Non si sevizia un paperino. Un film del 1972. Girato a Monte S. Angelo: valle di Carbonara, Grotta S. Michele, Scannamugghiera. Ispirato a una storia accaduta a Bitonto l’anno prima. Omicidi di bambini, magia, Sud arretrato…  Film che finì in Tribunale. Si doveva chiamare “Non si sevizia Paperino”, poi la Disney impose l’articolo. Il titolo alternativo era “Fanatismo”. Allora a Monte si discusse molto. Il film faceva pubblicità, dicevano alcuni. Ma i giovani non ci stavano e trovarono discutibile l’immagine di un Sud sospeso tra pratiche magiche, morbosità, arretratezza.

Nei mesi scorsi è stata proiettata la fiction “Sorelle”, ambientata a Matera. Un “giallo” torbido, notturno; di Matera si vedono le ombre, le paure, le credenze … gli sguardi sospettosi della gente nei confronti di chi viene “da fuori” e agisce in modo  libero e spontaneo. L’immagine che resta del Sud non interessa molto, rispetto al successo che alimenta quello che viene chiamato il cine turismo. Proprio a Matera nel periodo pasquale la fila era folta sui luoghi della fiction più carichi di mistero.

Al G/7 di Taormina tra i tanti luoghi visitati, le first lady (in particolare la moglie di Tusk, presidente del Consiglio europeo) dichiarano che era “un onore” visitare i luoghi del commissario Montalbano. Tale è la potenza dell’immaginario prodotto dalle fiction! L’immaginario è un vaso misterioso dove si depositano fatti, notizie, racconti e producono un clima, un’impressione, un’opinione collettiva.

Il Sud è raccontato dal cinema, dalle fiction (Piovra e a Gomorra), dal web, dall’informazione. Un’indagine da poco uscita (Cremonesini e Cristante) analizza come è stato raccontato il Sud dal 1980 al 2010. Le aree tematiche che, in particolare nei telegiornali e in due importanti quotidiani, hanno monopolizzato il racconto sul Mezzogiorno sono state la criminalità e la cronaca, due ambiti che si intrecciano. Il Sud è presentato come luogo insicuro, segnato da mafia, corruzione, truffe. Per 30 anni si è consolidato un racconto tragico e criminale. La causa è attribuita all’arretratezza, ai comportamenti “criminogeni” dei meridionali e alla loro incapacità  di attivare pratiche virtuose.

Una visione schematica, poco approfondita, un racconto ad una sola dimensione. Poi gradualmente dall’inizio del nuovo secolo le notizie sul Sud diminuiscono. Nessuno si interessa più. Dominante è la questione settentrionale, l’unificazione monetaria… Il Mezzogiorno come problema viene cancellato. Il Nord vince su tutti i fronti e la Lega ottiene nei fatti la secessione.

Negli ultimi anni si apre il fronte dei nuovi reati: ambiente, rifiuti, abusivismo, costruzioni sulle coste. E siamo all’oggi, ai rifiuti scaricati in questo territorio e all’abusivismo descritto da Report a Siponto. Dovrebbero suscitare indignazione, e invece su di essi cala spesso il silenzio.

Dall’orizzonte pubblico il Sud scompare, ma quel  poco che c’è è sempre potenzialmente criminale. E’ di qualche giorno fa l’arresto di un esponente mafioso a San Luca. Al telegiornale non si parla di una latitanza lunga 23 anni, delle operazioni delle forze dell’ordine, non si parla di mafia. Le uniche immagini rimbalzate in tutto il mondo sono quelle del baciamano. Diventato l’omaggio di tutti i cittadini di San Luca. Pochi pare fossero presenti. Invece che fare analisi più approfondite si lancia il messaggio di un Sud inguaribilmente mafioso.

Il racconto costante di un Sud criminale è attutito negli ultimi anni dal fenomeno migratorio. I criminali sono gli immigrati. Il recente grave episodio a Borgo Mezzanone sulla tentata violenza a una donna ha suscitato toni violentemente anti immigrati, ben amplificati dalle televisioni locali; e ci voleva il questore Silvis a dichiarare che la delittuosità degli stranieri è bassissima in questa provincia, rispetto a quella compiuta dagli italiani.

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