La politica è scomparsa. La criminalità? L’immigrazione? Minniti pensaci tu.

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Una riunione in prefettura per trovare “una soluzione definitiva” alla presenza straniera nel Tavoliere.

Borgo Mezzanone: l’atto criminale di un immigrato, la protesta dei residenti, la richiesta di sicurezza. La borgata vive una situazione difficile: presenza del Cara, baraccopoli, la permanenza di un centinaio di famiglie sfrattate di Foggia. C’è poi la scuola che funziona, la parrocchia, la popolazione originaria impegnata nell’integrazione… La borgata ha vissuto negli ultimi tre decenni tutta l’evoluzione della presenza straniera nel Tavoliere, inizialmente solo stagionale.

I ghetti: insediamenti che da provvisori ed estivi, hanno assunto forme stabili e inaccettabili a livello igienico e sanitario. Negli ultimi due anni ricorrenti le richieste di smantellamento. Vi ricordate il cosiddetto Gran Ghetto? Lo sgombero, i due morti… Siamo al punto di partenza. Si sta ricostituendo, si stanno ripopolando altri ghetti, molti immigrati (dopo quello sgombero) sono arrivati anche a Borgo Mezzanone, contribuendo a crearvi ulteriore disagio.

Era fuori posto il grido degli onorevoli Bordo, Mongiello… “vittoria dello stato e della legalità, che sarà definitiva quando tutte le baraccopoli saranno smantellate”. Ora di fronte a un atto criminale, nuovamente il presidente della Commissione politiche UE chiede: intervento di Minniti, presidio fisso di polizia, dove il cittadino può recarsi quando si avverte un pericolo, videosorveglianza. E poi sgomberare la baraccopoli nella quale non vi sono “rispetto della dignità umana e la legalità”.  E’ giusto. Finalmente parole di buona politica! Ma come procedere?

Il Sindaco Riccardi, intervenuto sul sito del Comune, “sbotta”: una borgata “sempre più allo sbando… quotidianamente messa a soqquadro la sicurezza dei cittadini e l’ordine pubblico”. “Residenti in rivolta, e, considerato il momento storico, non è possibile dargli torto”. Lo Stato italiano? “Una volta allocati questi immigrati sul nostro territorio rinuncia a esercitare il proprio dovere di controllo e vigilanza”. La popolazione? “Oltre il limite di sopportazione… soprusi subiti… situazione incandescente, ingovernabile…”. E auspica “una soluzione definitiva”. In che maniera?

E’ legittimo attendersi una maggiore cura nell’uso delle parole. Da esponenti politici così autorevoli ci si aspetta di più: una proposta, un percorso di governo del fenomeno, un’idea, una parola per dire il sostegno dato e da dare alla borgata che è “comune di Manfredonia”. Non c’è la bacchetta magica, e allora bisogna ascoltare, verificare le esperienze passate. Nell’inverno 2014 l’assessore regionale Minervini venne nella Casa dei diritti a Siponto, e parlò della “trappola” dei ghetti. Lui ci aveva provato e aveva fatto degli errori, si era fidato, sbagliando, di chi proponeva soluzioni immediate. Invece, diceva, il superamento dei ghetti si può e si deve fare, agendo insieme, con pragmatismo, gradualità, integrazione di azioni diverse.

Una quindicina di giorni fa a Cerignola si è aperto uno sportello intitolato al dirigente Fumarulo, era presente anche il presidente della Regione. Tutti hanno sottolineato l’importanza di quel luogo, presidio di legalità, ascolto, per controllare, monitorare. Perché la partita, si è detto, si gioca sul fronte della conoscenza e prevenzione. A Cerignola si apre un Centro e qui a Manfredonia, “La casa dei diritti”, è chiusa da tempo e il camper, donato proprio per affrontare le emergenze del CARA e monitorare la situazione nelle campagne, è fermo da mesi.

I Ghetti sono periferie. Borgo Mezzanone è periferia. Vi è una sacrosanta esigenza di sicurezza. Le persone (immigrate e residenti) hanno bisogno di parlare, di essere ascoltate, di capire, di comunicare. E’ sufficiente il presidio fisso della polizia? O non ci sono interventi che spettano al Comune, utilizzando anche gli strumenti sopra ricordati?

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