Beni criminali. Villa Rossana sequestrata, confiscata, abbandonata, devastata.

SOCIALE

Quella mattina l’assistente sociale arrivò in ritardo. L’appuntamento era presso il passaggio a livello di Siponto alle 6 e 30. Fummo comunque i primi. Dopo qualche minuto giunsero polizia municipale, carabinieri, polizia di stato, tecnici del comune…

Era il 7 aprile 2011. La presenza massiccia delle forze dell’ordine derivava dalle resistenze che erano state riscontrate nell’entrata in possesso di altri due beni sequestrati alla criminalità e dalle preoccupazioni per le minacce dell’occupante (un membro della famiglia Trisciuoglio) alla notifica della confisca e del trasferimento al Comune di Manfredonia. Invece tutto filò liscio, il cancello fu aperto “con la forza”, e apparve una villa bifamiliare con ampio spazio intorno, elegante… e abusiva.  Era stato portato via il mobilio e anche alcuni infissi. I tecnici del Comune fecero comunque l’inventario…  Alcuni giorni dopo ci fu una dichiarazione del procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso per una possibile utilizzazione della villa da parte della direzione distrettuale dell’Antimafia (“Il bene confiscato ha un alto valore simbolico perché appartenente a un clan potente come i Trisciuoglio). La richiesta ufficiale del procuratore di Bari, Antonio Laudati, giunse al Comune di Manfredonia nei giorni successivi; il sindaco Riccardi rispondeva con tempestività, esprimendo consenso e soddisfazione per tale destinazione.

Passò del tempo e giunse una comunicazione delle forze dell’ordine: la villa non offriva la necessaria sicurezza e pertanto non vi erano le condizioni per l’insediamento della direzione distrettuale Antimafia. Il bene tornava al Comune che poteva utilizzarlo per finalità sociali.

Un avviso pubblico (manifestazione di interesse) rivolto ad associazioni e cooperative sociali fu predisposto dall’Ufficio Servizi sociali nell’autunno del 2014. L’affidamento a soggetti del terzo settore è una possibilità, ma la villa può essere utilizzata direttamente dal Comune o affidata con altre procedure. O potrebbe essere demolita.

Da allora tutto è fermo. Nel frattempo Villa Rossana è stata devastata. Dall’esterno (vi è una fitta vegetazione ) tutto appare in sfacelo. Hanno scardinato, credo in questo ultimo mese, anche il cancello.

La confisca dei beni in quel periodo è stata accompagnata da incontri rivolti alla cittadinanza e al terzo settore su diversi temi: la criminalità organizzata in Puglia e in provincia di Foggia; i beni confiscati come opportunità di sviluppo sociale ed economico del territorio; i finanziamenti possibili.

Gli altri due beni sottratti alla criminalità a Manfredonia in quel periodo furono: una costruzione di 400 mq tra piano terra e primo piano (assegnata al Corpo forestale dello Stato), e un villino a Sciale degli Zingari, destinato a finalità sociali.

Dei beni confiscati (e della villa Rossana), oltre agli Uffici comunali, sono informati consiglieri comunali, associazioni, cooperative, sindacati, partiti…  ma nessuno ne parla, nessuno dice qualcosa.  Ancora più sconcertante il silenzio sulla Casa dei diritti, di cui parlavo nell’articolo precedente. E’ costata quasi un milione di Euro (Fondi europei) per attuare determinati obiettivi ed è ritenuta uno strumento importante per governare l’immigrazione (monitoraggio della presenza straniera, insegnamento della lingua italiana, presidio di legalità, interventi sulla povertà di italiani e stranieri...). E’ chiusa da due anni. Il camper che doveva monitorare la presenza dei minori nelle campagne è abbandonato da mesi in un cortile. Anche per la Casa dei diritti nessuna parola e nessuna voce.

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