“Parlamento, Magistratura, Corte… No! Al vertice sta la scuola”. Parola di Calamandrei.
Quante anime belle e ingenue esistono in questo paese! Si grida e si accusa che il paese è stato diviso con il Referendum. Discutere è dividere? Non si è discusso abbastanza, invece. Nel Sud ancor meno. A Manfredonia per niente. A Siponto c’è ancora un manifesto del Sindaco che convoca i comizi elettorali per il Referendum costituzionale, il 20 ottobre. In quello stesso periodo la città è totalmente coinvolta in un altro Referendum, quello locale del 13 Novembre. Dopo questa data si è commentato per giorni il risultato, a chi doveva andare il merito della vittoria e sulla necessità o meno di replicare anche il 4 Dicembre il No.
Indipendentemente dal risultato, che forse non sarebbe cambiato, è mancata una riflessione sulla Costituzione. Per responsabilità di tutti. Poteva essere fatta, in particolare nelle scuole, in questa lunga campagna referendaria. Una riflessione su quella prima parte, che rimane un punto di riferimento. Quella che bisognerebbe attuare, dicono in molti. Soprattutto nel coniugare quei principi con la vita quotidiana, nel rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadino, nel funzionamento delle istituzioni, segnato spesso da scarso rispetto per le regole e i diritti. Un insegnante mi ha detto che era un po’ rischioso, visti i toni della campagna referendaria. La stessa obiezione di coloro i quali dicevano che non era possibile parlare di storia contemporanea, perché troppo vicina a noi! Proprio alcuni giorni fa è morto lo storico Claudio Pavone, che scosse le anime pigre quando non parlò di guerra di liberazione o di resistenza ma di guerra civile, perché tale fu. Le stesse polemiche accese nei confronti di Renzo De Felice, quando propose nuove interpretazioni del fascismo.
Calamandrei parlando sul tema “scuola e democrazia” dice: “Non si troverà costituzionalista che passando in rassegna gli organi supremi della nostra Costituzione senta il bisogno di menzionare tra essi la scuola“. Eppure non c’è dubbio, continua, che in una democrazia “la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale”. Questo perché “la coscienza dei cittadini è creazione della scuola: dalla scuola dipende come sarà domani il Parlamento, come funzionerà la Magistratura: cioè quale sarà la coscienza e la competenza di quegli uomini che saranno domani i legislatori, i governanti e i giudici del nostro paese”. Insomma dipende dalla scuola se potranno salire a posti di responsabilità e amministrare la cosa pubblica, “i migliori di tutte le classi sociali, i giovani più idonei e più meritevoli”.
Non è mai troppo tardi. Anzi. Può essere utile compiere ora, a Referendum concluso, un esperimento di democrazia partecipativa o deliberativa. In alcune classi aprire una discussione sulla Costituzione e anche sui quesiti e poi verificare l’orientamento. In America lo si fa. E aiuta a capire.
e università.