Donne e violenza. Avete mai visto i supereroi piangere?
Suscita indignazione e interroga profondamente sulle cause culturali. I Centri antiviolenza misurano spesso la loro efficacia dal numero delle denunce presentate. Vi sono sportelli di ascolto (e vanno bene), tanti opuscoli e spot, che non spiegano e non prevengono, e, come dice l’associazione “Donne in rete” di Foggia, si fondano “su stereotipi e modalità comunicative poco efficaci e a volte controproducenti”.
Rita levi Montalcini disse: “Siamo andati sulla luna, andremo su Marte, abbiamo sconfitto malattie, ma a livello emotivo siamo ancora all’età della pietra”.
Perché di fronte ad un abbandono, alla fine di un rapporto, a un tradimento… persone “normali” distruggono e si autodistruggono? La filosofia antica si poneva il compito di conoscere se stessi. Talete pensava che questo fosse il compito più difficile della vita. E Socrate, il filosofo più famoso? Girava per i mercati, le botteghe e amava mettere ciascuno di fronte a uno specchio: Conosci te stesso. Non scriveva libri, né era un guru, non dava risposte. Lui faceva domande. Qualche insegnante di filosofia sarebbe capace di girare per la città e fare lo stesso? Attenzione! lui non si fermava davanti al potere; faceva domande scomode. E fu ucciso.
Oggi si parla di insegnare la filosofia ai bambini; non quella che si studia ai licei, ma quella che aiuta a riflettere con i giochi di parole, a moltiplicare i perché.
Una trentina di anni fa a Roma in una scuola media si fece un esperimento. Due classi: in una si insegnava con un programma tutto proiettato all’esterno: antologie scolastiche che parlavano di verde, questione razziale, rapporto Nord Sud, emancipazione delle donne… In un’altra classe il programma tradizionale: poesia, narrativa, epica, analisi dei personaggi. Una equipe di ricercatori esaminò e pubblicò i risultati. I ragazzi della prima classe erano critici verso il mondo esterno, sapevano giudicare meglio la qualità di una città, esprimere giudizi politici. Gli alunni della seconda classe conoscevano meglio se stessi, i sentimenti, l’amore, l’amicizia.
Oggi negli incontri sulla violenza e sul bullismo parlano avvocati, poliziotti, magistrati, anche psicologi. Quasi mai educatori e docenti. Eppure è nella scuola che si gioca molto. A scuola stanno bambine e bambini, ragazze e ragazzi… negli stessi banchi per anni… A scuola (fin dalla scuola materna) si devono affrontare e governare microconflitti quotidiani e discutere luoghi comuni sul maschile e femminile. Se si riuscisse a parlare in maniera socratica, con leggerezza, ironia e un pizzico di impertinenza?
A scuola si deve far rilevare la positività della conflittualità e come essa nasca dalla complessità sociale e culturale odierna. La famiglia, la coppia, i gruppi, le comunità devono essere educati a trasformarsi in laboratori permanenti per affrontare i cambiamenti derivanti da nuovi desideri, nuovi ruoli, protagonismi, divergenze, coltivando aspirazioni e soluzioni possibili. E può essere bello e divertente.
Conoscere la propria fragilità e non camuffarla o nasconderla. Tutti gli eroi greci non provano vergogna a manifestare le proprie emozioni e debolezze. Non nascondono la fragilità. “Solo chi è capace di piangere può sondare i limiti della propria umanità”. Ettore non nasconde le sue paure. Priamo piange quando va a riscattare il corpo del figlio. Achille, Agamennone, Enea… tutti piangono e in tutti il coraggio si mescola alla pietà. Piange e si dispera anche Pericle, il grande Pericle: la guida morale di Atene, lo stratega, l’oratore straordinario… Quello che mai aveva ceduto alla paura, mai aveva pianto (Nucci, Le lacrime degli eroi). E Ulisse? Mentre Penelope tesseva la sua tela in attesa, lui nell’isola di Calipso piange e implora Zeus per il ritorno. Alla ninfa che dice: “resta con me saresti immortale…”, l’eroe greco risponde: “Penelope è inferiore a te per bellezza; lei infatti è mortale e la vedrò invecchiata e forse con molte rughe; tu invece sei immortale e senza vecchiaia. Ma ugualmente desidero e voglio tornare a casa”.