Bergoglio conquistato da don Milani, educatore appassionato, ribelle e obbediente

CULTURA

Don Milani non sarà mai santo. Però continua a scuotere. “Ho la superba convinzione che le cariche di esplosivo che ho ammonticchiato non smetteranno di scoppiettare per almeno 50 anni sotto il sedere dei miei vincitori”.

Nominato priore a Barbiana, la prima cosa che fece (il mattino dopo l’arrivo) fu  recarsi al Municipio di Vicchio e comprare nel cimitero vicino alla parrocchia il terreno  per la sua “fossa”. La madre rimase sconvolta da quella decisione. Don Lorenzo allora aveva solo 34 anni. Mentre tutti gli raccomandavano di non legarsi troppo a quel luogo isolato e abbandonato, lui si attacca a quel popolo, per la vita e per la morte. La sua tomba si intravede dal sentiero che porta alla chiesa: una pietra semplice e sopra scritto il suo nome e il suo unico titolo “Priore di Barbiana“.

Il Papa sarà oggi 20 maggio sulla tomba di don Lorenzo. E’ stato molto colpito da questo prete.  Lo definisce un “educatore appassionato”; la sua scuola: un ospedale da campo per soccorrere i feriti e non le persone sane; il suo insegnamento: dare gli strumenti ai poveri per combattere e conquistare la dignità. “Ho voluto più bene ai miei ragazzi – ripeteva spesso – che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze…”. Il Papa rimane commosso da questa “visceralità” e gli perdona anche intemperanze e scatti di rabbia. Bergoglio stesso già aveva parlato della necessità di una scuola che ricostruisca relazioni e tessuto sociale: “L’abbandono, lo sradicamento… ci sfidano a fare delle nostre scuole una casa, un nido dove donne e uomini, bambini e bambine possano sviluppare la capacità di condividere le proprie esperienze, di radicarsi nel proprio territorio e trovino gli strumenti e i mezzi per sviluppare la loro intelligenza… ”. Insomma un riparo, una dimora, un rifugio per “rifondare i legami sociali”, per fare appello all’etica della solidarietà e dare vita a una cultura dell’incontro.

Due sono gli aspetti importanti sottolineati da Bergoglio. La passione per la verità . Ai suoi ragazzi parlava sempre con franchezza: “Ho voluto far vedere loro che cosa è la malattia, la sofferenza… Ho voluto dire la verità. Tutto dicevo. Tutto. E i più piccoli mi hanno ascoltato, perché comprendono le cose profonde con chiarezza…”. E poi I care. Mi sta a cuore. La passione per il presente. Don Milani non parla di volontariato (ne parla poco anche questo papa). Va oltre, guarda a una cittadinanza che si prende cura delle persone, del tempo, della città.

Papa Francesco condivide la famosa lettera al giovane comunista Pipetta, con il quale don Milani aveva condiviso molte battaglie. “Hai ragione, tra te e i ricchi sei sempre te povero ad aver ragione, anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione. Ma il giorno in cui avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno ti tradirò. Quel giorno io non resterò con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente…“. Don Milani faceva sfuriate furibonde quando i suoi allievi tornavano a trovarlo vestiti come damerini, seguivano la moda. Non c’era, per lui, cosa più disgustosa che vedere il povero fare il ricco, perdere la solidarietà con gli altri, vivere solo di competizione, fare gli straordinari, le vacanze sulla neve…  Lui è oltre la destra e la sinistra e per questo forse oggi lo si può leggere in modo più interessante e autentico.

 

 

 

 

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn